In questo disco si narra la vicenda d’un uomo che viaggia dal buio ai colori grazie alla luce.

Dal peggio al meglio grazie all’amore. Dalla morte alla vita grazie ad un senso.

 

 

 

 

                               

Questo è l'inizio.

Un uomo in una stanza buia, NERA, circondato da strane e distorte figure bianche. 

Un mondo di fantasmi che la mente crea riempiendo il vuoto attorno. 

Poi un lampo: "penso al retro dei miei occhi nel baciarti, ma per le mie ferite è sale".

Così cominciò il suo viaggio nei ricordi.

 

C’è una nube appesa soffice di piume,

una ballerina che si muove a cigno,

c’è un tappeto tutto in petalo di giglio,

ci son le rapide d’un fiume.

 

C’è un libro vuoto che nessuno ha mai scritto,

un veliero che ha spiegato la sua vela,

appoggiata sul mio letto c’è una tela

in attesa di dipinto.

 

C’è un santone con la barba fino ai piedi

Che mi parla stralunato perché beve,

ci sono i nani ricoperti dalla neve,

ci son due spose senza fedi.

 

C’è un divano in pura nebbia autunnale,

mi ci accomodo sovente per pensarti,

penso al retro dei miei occhi nel baciarti

ma per le mie ferite è sale.

Pensò alla follia. A quante volte si considerano folli persone semplicemente stravaganti e stralunate.

A quante volte invece chi, in nome dell'avidità estrema di potere, è pronto a mentire, a sopraffare, a far morire gli altri.

La follia? E' sopra di noi ma ci viene rappresentata normale ogni giorno.

Chissà quale strano raptus domina il cervello nel momento in cui decide: tutto a me, niente a voi.

Io come un qualunque Dio, voi al VERDE.

 

C’è un discreto livello di follia intorno!

E meno male che era pazzo il calzolaio qui di sotto…

Che cosa passa nella testa di qualcuno,

Quando decide all’improvviso per la vita,

Di far schifo come uomo e come amico

Più di quel che dico.

 

Voglio esser potente per avere le chiavi

Della porta dei vostri sogni e chiuderla bene.

Voglio esser potente per avere più donne

E come al tavolo verde lasciarvi di sasso tutti in mutande.

Non vi resterà niente nemmeno la mente.

 

Riderò di gusto solo quando perderete il sorriso

E vivrò felice e soddisfatto sempre sopra le righe

Mi prenderò tutto quello che voglio

Perché sono come un dio

Anzi sono io.

 

Voglio esser potente per avere la scorta

Di quaranta gorilla e 317 pappagalli blu.

Voglio essere potente sempre di più.

 

Giocherò di notte senza veli con le vostre figliole

E poi di giorno vi racconterò la meraviglia della prole.

Mi prenderò tutto quello che voglio

Perché sono come un dio

Anzi sono io.

Io non muoio come tutti voi!

Poi pensò all’amicizia. A quel poeta sconosciuto che accompagnò, da grande comandante, i suoi viaggi nel pieno delle notti ma che, in una di queste, venne travolto da una tempesta di onde GIALLE. Saper cambiare direzione al momento giusto, vuol dire salvarsi, solo se uno lo vuole.

 

Ho lasciato la mia nave nel bel mezzo del naufragio,

quando le onde della notte sono diventate gialle.

Ora, gurado la gente che cammina appesa al filo di chi spera,

io l’ho consumato tutto ormai, per cucirmi le ferite.

 

Ma su questa terra ferma

io mi perdo molto spesso,

è un immenso labirinto

ed io non riesco a dargli senso

senza orizzonte.

 

Vado in paese solo una volta al mese,

solamente più per fare spese.

Quando piove scendo con il Fango fino al mare

Guardo le palme e vedo polpi rovesciati.

 

Ma su questa terra ferma

io mi perdo molto spesso,

è un immenso labirinto

ed io non riesco a dargli senso

senza orizzonte.

 

(Sopra una zattera puoi galleggiar solo evitando burrasca e tempesta).

 

Ma su questa terra ferma

ci si perde molto spesso.

E’ un immenso labirinto e tutto quel che servirà

È un orizzonte, un nuovo senso.

Poi pensò alla moltitudine. A quella sera in cui, guardando un violento temporale abbattersi sulla città, considerò tutti gli accavallamenti delle vite che si sfiorano in ogni momento. Quante infinite possibilità! Quante strade mai percorse !

Quando poi le gocce cominciarono a disegnare figure sul vetro della finestra da cui osservava, lui le fissò,  fuori tutto si allontanò, finchè il cielo tornò a tingersi d’ AZZURRO intenso.

 

S’abbatte sul catrame un violento temporale,

alla mia finestra appare il dirupo universale.

 

Una cucina nera candela s’illumina di sera

Passa lento un aereo in volo e giù…

Per strada è un delirio.

 

Di mai pensate vie ancora da correre,

di storie di strade, di storie d’incroci,

di ombrelli colorati in corsa e di mosche bianche,

rosse, gialle e nere prigioniere

stesso ragno stesse tele.

 

Si compone qui davanti a me la moltitudine

Ma se guardo i dipinti di cristallo tutto fuori sembra

Sempre più lontano da me,

più delle nubi appese al cielo,  più del sole che non c’è.

 

D’ idee svanite che ancora si inseguono

Di verità, di risposte e d’illusioni,

di sapere di sapere solamente

poco più di niente

ma poi cercare sempre.

 

Ma se guardo i dipinti di cristallo tutto sembra

Un mondo di… nebbia

Lontano da me

Più delle nubi appese al cielo, più del sole che non…

  

Poi pensò al lavoro. A quella volta che il capo gli disse : “ basta con questi pensieri ! Questo è un pazzo mondo incredibile… guarda gli americani… loro si che hanno capito la leggerezza, lo spettacolo… impara! “. Lasciato l’ufficio del capo tornò in macchina… “ ha ragione, ha raggione… ARANCIONE“.

 

 

Questa è una vera semplice canzone leggera

Scritta per cantarla a passeggio, magari in cerca di parcheggio,

mentre i mandorli sono in fiore e s’intravede appena il sole.

 

Questa è una vera semplice canzone leggera,

Scritta per non suscitare emozione ma solamente sana distrazione.

E’ un mattino molto freddo d’inverno ed il pianeta fuori ti ricorda l’inferno

Ma “ Crazy unbelieveble world “  suona meglio.

 

Non vorrai restare più in silenzio,

nemmeno un secondo o anche  un solo momento,

non vorrai pensare a quel cassetto chiuso ormai da molto, molto tempo.

Ma tu… ricordi almeno come inseguivi quel che tenevi li dentro?

 

Gli avvoltoi stan predando in libertà e le aquile stan chiuse in gabbia

Ma “ Crazy unbelieveble world “ ti calmerà ogni sorta di rabbia.

 

Non vorrai restare più in silenzio,

nemmeno un secondo o per un solo momento,

non vorrai pensare a quell’armadio che non apri più da molto, troppo tempo.

Ma tu… ricorda almeno che può inseguire fino allo sfinimento,

quel che hai nascosto lì dentro.

Poi pensò alla festa. A quell’ alterazione generale in cui la libertà si trasforma da idea in sensazione. Tutti intrisi come stracci di nettare di vino ROSSO. Nel paese il falò era pronto per accogliere la strega come ogni anno.

 

Due minuti a mezzanotte, tutto è pronto ormai,

sul fianco della chiesa in attesa della strega.

Spalla a spalla, fuochi e fumi, i cani in agitazione,

è giunta quasi nel cortile, scintilla un grido al campanile:

Bruciala! Bruciala! Brucia la strega.

 

Ma il rosso di Martino è il vero nettare di vino,

la bevanda preferita della festa

s’è incoraggiata molto bene anche l’orchestra

che grida Bruciala! Bruciala! Brucia la strega!

C’è chi fugge e chi s’avvicina fino a pochi passi dal falo’

 

Danze folli danze, rigorosamente tutti a passo libero

Tutti quanti persi nelle danze, nei cappotti ad intenso profumo di brace.

Non si fermano le danze, fino  quando non si spengono le fiamme.

 

Ora basta con questo fracasso, grida a squarciagola da un terrazzo.

Ogni anno a quest’ora, non riesco a dormire,

ma quest’anno davvero volete vedermi impazzito!

Sparerò, sparerò, sparerò! il primo  che fiata!

Il fucile io ce l’ho vi giuro e c’ammazzo i cinghiali.

 

Ma il sindaco Martino poi munito di bicchiere s’avvicina al davanzale gli offre da bere

Il vecchio indispettito si avvicina alla ringhiera, prende il bicchiere si ritira si mette a sedere.

MUSICA!

Danze folli danze...

Poi pensò al sesso. Quello che la lontananza vuole in solitudine. Quello in cui un ricordo può diventare l’ambientazione più calda di ogni desiderio. Pensava a lei, nella sua stanza, sul suo letto, sola, nella sola luce lieve d’una abat jour dal copri lume VIOLETTO.

 

Esci in fretta dalla doccia calda

La giornata non finiva mai

Poi ti butti a letto stanca

Per tutto quello che dai.

 

Chiudi gli occhi per cercare il sonno

Mentre un sogno stà aspettando te

C’è un delirio ovunque in stanza

Domani forse ci penserai.

 

Ma l’intensità si sveglia dentro al tuo profondo

E nelle tue libertà si fa spazio un ricordo.

 

Suonano piano forte, i respiri delle tue idee,

dentro l’aria che brucia leggera su di te.

Animi i pensieri, animi le mani,

nella sola luce lieve d’un’ abat-jour.

 

Tu lo sai che se un amore si spegne,

ci lascia sempre dentro un po’ di brace

e quando si riaccende fa tremare…

a volte solo sorridere.

 

Ma l’intensità non ha confini d’equilibrio

Che poi c’è liberta in un ricordo vivo.

Piano forte suonano i respiri delle tue idee,

dentro l’aria che brucia leggera su di te.

Animi i pensieri, animi le mani,

nella sola luce lieve d’un’ abat-jour.

Sui campi dal profumo di vita, in queste fredde sere di merla,

Scende lentamente una meravigliosa brina.

Poi pensò alla notte. Quando l’ INDACO del cielo estivo rimaneva fuori dalla bettola di sempre, e con i fidati compari, si parlava di poetiche visioni, fino a che il veleno non ributtava tutti nel mondo delle proprie solitudini.

 

Vedo le luci come per incanto vortici

Sento le voci uscire dal cristallo magiche

I lampadari sembrano le mani degli dei

Bacco mi guarda ride e poi mi bacia timido

Mordo quest’ultima mela nera.

Perso nelle più profonde tentazioni.

Labbra di fango rido, urlo e piango martire

Dentro il tuo mare onde sporche amare naufrago

Mostruose serpi in immensi deserti ballano

Mostro il sorriso al tuo perso  viso unico

 

Bevo il funesto siero

Brucio ogni mio pensiero,

sono libero destriero che corre su steppe di visioni.

 

Scorgo errabondo nebbie sullo sfondo e foschie

Dentro il barile giacciono ricordi di follie

Danza un bolero vecchio “bimbo nero” libero

La cavaliera da tutta la sera è umida.

 

Mordo quest’ultima mela nera

Perdo con le mie profonde emozioni.

 

Bevo il funesto siero

Per bruciare il tuo pensiero,

sono libero destriero che corre e corre su steppe di visioni.

Veleno, veleno ,veleno.

Ecco perché non ci sono colori in questa maledetta stanza buia. Manca la luce. Quella cosa in grado di mostrare il mondo in tutte le sue sfumature. Manca l’amare, manca l’oggetto delle mie attenzioni, delle mie responsabilità. Manca il coraggio di sotterrare le paure perché manca il senso del mio lottare. Manca lei, l’unica in grado di illuminare questo mondo buio.

Ai colori io ritornerò fuori di qui solamente con te.

 

Picchio duro contro il muro,

fino a quando le mie mani

avranno dentro sangue.

 

Il condotto della fogna

So che porta fino al mare,

la sola via d’uscita che ho.

 

Che poi magari fuori è primavera,

La luce prenderà la notte di sorpresa.

 

Correrò sulla battigia

Così da non lasciare sulla riva,

le mie orme da inseguire.

 

Correrò veloce a perdi fiato,

sulle strade rese buie dalle fronde

ed al tuo ritorno mi ritroverai.

 

Che poi magari fuori è primavera

La luce spegnerà la nostra lunga attesa.

 

Ai colori io ritornerò solamente con te.

Il disco si chiude con l’ironica visione del Natale o, più in generale, della storia più vecchia del mondo. Un  goffo lucifero guarda il mondo umano intriso di peccati anche nel giorno della festa del “ Capo “ e in un raptus di gelosia comincia a desiderare una festa  tutta sua. Rendere le grandi leggende millenarie in modo giocoso le rende più reali della solita tragica visione dell’ “oltre”.

 

Danzano i presenti e barattano presenti,

lì seduti ore ed ore a mascherare odio e rancore,

alla tavola imbandita, nella favola ingrandita

che si può dimenticare solamente se è natale.

Scorgo ovunque ipocrisia, lussuria e golosità,

Si nasconde anche l’invidia in trincee di falsità,

Ma è la festa del mio capo e non esiste più il peccato,

Dai danzate tra le luci e poi copritevi di baci,

Tanto più sarete buoni tanti più saranno i doni !

Halleluia, Halleluia, che la notte venga buia.

Se io spesso nutro gelosia per chi m’ha cacciato via

È perché vorrei danzare ed il mio nome festeggiar,

Nella notte nera e persa che ogni mente sia perversa,

Un regalo ogni peccato nella sera del dannato,

Dai buttate la coscienza!  si stà bene anche senza!

Halleluia, Halleluia, che la notte venga buia.

 

Mio fedele traditore, tu t’affanni nel tuo tempio,

Ma ecco qui per te un condizionatore ULTIMA generazione!

 

Sulle menti, sopra i corpi, io di più mi accanisco,

è natale è natale, il giorno che preferisco.

 

 

stefano piro notturno rozz

 

 

 
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